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Dante e Virgilio lasciano indietro la palude stigia e gli iracondi e avanzano verso le mura della Città di Dite. - Dante Alighieri, La Divina Commedia, imagini di Amos Nattini, Milano, Officine dell’Istituto nazionale dantesco, 1939, t. 8. McGill Rare Books and Special Collections, elf PQ4302 F23.

Scesi sulla costa del quinto cerchio, Dante e Virgilio si trovano davanti alla palude Stigia. I dannati per ira, ricoperti dal fango della palude, si percuotono l’un l’altro. Virgilio spiega che nella parte più profonda della palude, lontani dalla loro vista, scontano la loro pena gli accidiosi.

Per oltrepassare la palude, i due viandanti percorrono la costa del cerchio fino a raggiungere una torre. Una serie di segnali di fuoco dall’alto della torre richiama il traghettatore Flegias, che imbarca Dante e Virgilio e li conduce sull’altra sponda.

Nella traversata, un dannato si aggrappa alla barca, il fiorentino Filippo Argenti. Virgilio, sdegnoso, lo respinge nella palude, dove gli altri iracondi lo assalgono.

 

Flegias sbarca i due viaggiatori davanti le mura della Città di Dite.

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Nella miniatura, Dante e Virgilio attraversano lo Stige sulla barca di Flegias, alla quale si aggrappa il dannato Filippo Argenti. - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 40.1, c. 23r.

Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un pien di fango,
e disse: «Chi se’ tu che vieni anzi ora?».
E io a lui: «S’i’ vegno, non rimango;
ma tu chi se’, che sì se’ fatto brutto?».
Rispuose: «Vedi che son un che piango».
E io a lui: «Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
ch’i’ ti conosco, ancor sie lordo tutto».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 8, 31-39.

(Inf. 8-9)
Città di Dite

Una cinta di mura circonda la parte bassa dell’Inferno. È la città dei diavoli.

Dall’alto delle fortificazioni e delle torri, i diavoli si rifiutano di aprire le porte e di lasciar passare un vivo. Virgilio prova a contrattare il passaggio di Dante, ma il rifiuto è netto, e insolente. Per quanto irritato, Virgilio rassicura Dante: un messo celeste verrà in loro aiuto. 

 

Il loro viaggio non può essere impedito.

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Davanti alle mura di Dite, Dante si volta per proteggersi dallo sguardo di Medusa. I diavoli, dall’alto delle fortificazioni, si rifiutano sfacciatamente di aprirgli la porta della città - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 90 inf. 42, c. 41r.

Coi serpenti come capelli e le sembianze femminee, le tre Furie si affacciano dall’alto di una torre. Squarciandosi il petto con le unghie, invocano Medusa, il mostro mitologico che pietrifica chiunque la guardi. Virgilio fa voltare Dante e, per proteggerlo, gli copre lui stesso gli occhi con le mani.

Un rombo scuote l’aria

Un angelo scende dall’alto e, subito, le Furie e diavoli scappano, pavidi. Con il solo tocco di un bastone, il messo celeste spalanca una delle porte di Dite. Egli inveisce contro la tracotanza dei diavoli, poi, così come è arrivato, si allontana.

Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo,
e volsimi al maestro; e quei fé segno
ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso.
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
Venne a la porta, e con una verghetta
l’aperse, che non v’ebbe alcun ritegno.
«O cacciati del ciel, gente dispetta»,
cominciò elli in su l’orribil soglia,
«ond’esta oltracotanza in voi s’alletta?».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 9, 85-93

Il cammino è libero

Dante e Virgilio entrano nella cittadella.