Dante e Virgilio scendono il burrato, scivolando lungo una frana e oltrepassando il mostruoso Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro.

Primo girone (Inf. 11-12)
Violenti contro il prossimo

Arrivati sul piano del settimo cerchio, i due viandanti si trovano di fronte un fiume di sangue bollente, il Flegetonte. I violenti contro il prossimo sono immersi nel sangue e attaccati dalle frecce dei centauri che sorvegliano le rive.

Virgilio spiega agli aggressivi centauri la condizione speciale di Dante, e il viaggio che sta compiendo.

Il centauro Nesso si offre allora di aiutare i due viandanti ad attraversare il fiume, e li trasporta sull’altra riva.

Secondo girone (Inf. 13)
Violenti contro se stessi

Una foresta di alberi occupa il secondo girone del settimo cerchio. Dante e Virgilio si inoltrano tra i rami e sentono le voci dei suicidi, dannati perché violenti contro sé stessi. Essi sono trasformati in alberi, privati del loro corpo così come se ne privarono loro stessi togliendosi la vita.

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Nella miniatura, Virgilio esorta Dante a spezzare un ramo dell’albero. Il sangue che cola svela l’anima di un suicida. - Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 40.1, c. 42v.

Allor porsi la mano un poco avante,
e colsi un ramicel da un gran pruno;
e ’l tronco suo gridò: «Perché mi schiante?».
Da che fatto fu poi di sangue bruno,
ricominciò a dir: «Perché mi scerpi?
non hai tu spirto di pietade alcuno?
Uomini fummo, e or siam fatti sterpi:
ben dovrebb’esser la tua man più pia,
se state fossimo anime di serpi».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 13, 31-39

Mentre Dante parla con uno degli alberi-dannati, due anime in forma umana si fanno strada nella fitta foresta, spezzando rami e fronde nella foga della corsa. Le due anime, due scialacquatori, vengono raggiunte da un branco di cagne, che li sbranano.

Terzo girone (Inf. 14-17)
Violenti contro Dio, l'arte e la natura

Oltrepassata la foresta dei suicidi, il settimo cerchio si apre su un pianoro sabbioso su cui scende una pioggia di fuoco. Dante e Virgilio incontrano per primi i bestemmiatori, violenti contro Dio, sdraiati a terra e martoriati dalle fiamme.

E io, quando ’l suo braccio a me distese,
ficcai li occhi per lo cotto aspetto,
sì che ’l viso abbrusciato non difese
la conoscenza sua al mio ’ntelletto;
e chinando la mano a la sua faccia,
rispuosi: «Siete voi qui, ser Brunetto?».
E quelli: «O figliuol mio, non ti dispiaccia
se Brunetto Latino un poco teco
ritorna ’n dietro e lascia andar la traccia».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 15, 25-33

I due poeti avanzano verso una schiera d’anime: sono i sodomiti, violenti contro natura. Un’anima allunga la mano verso Dante, che riconosce il suo maestro Brunetto Latini. Dante è dolorosamente stupito di trovarlo in Inferno, ma con piacere racconta all’antico maestro le ragioni del suo viaggio.

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Tra i sodomiti che soffrono la pioggia di fuoco, Brunetto Latini attira l’attenzione di Dante. - Dante Alighieri, La Divina Commedia, imagini di Amos Nattini, Milano, Officine dell’Istituto nazionale dantesco, 1939, t. 15. McGill Rare Books and Special Collections, elf PQ4302 F23.

Il fiume Flegetonte percorre il settimo cerchio e genera una cascata sull’orlo della ripa scoscesa che separa questo cerchio dal successivo. I due viandanti giungono sull’orlo della voragine e Virgilio annuncia l’arrivo di un mostro infernale che li porterà oltre la ripa.

Dal fondo nero sale Gerione, con viso umano, busto di serpente, coda di scorpione, zampe animali e grandi ali

Dante è terrorizzato. Prima di salire in groppa al mostro scorge un gruppo di usurai, violenti contro l’arte. Essi, seduti sull’orlo del burrone, sono martoriati dalla pioggia di fuoco. Tra di essi alcuni fiorentini, con indosso il simbolo della loro casata.

I due viandanti salgono in groppa al mostro. Gerione si tuffa nell’oscurità verso l’ottavo cerchio.

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Nella miniatura, Dante e Virgilio in groppa a Gerione. In basso, tre usurai fiorentini. - Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 40.1, c. 56r.

ma qui tacer nol posso; e per le note
di questa comedìa, lettor, ti giuro,
s’elle non sien di lunga grazia vòte,
ch’i’ vidi per quell’aere grosso e scuro
venir notando una figura in suso,
maravigliosa ad ogne cor sicuro,
sì come torna colui che va giuso
talora a solver l’àncora ch’aggrappa
o scoglio o altro che nel mare è chiuso,
che ’n sù si stende, e da piè si rattrappa.

PASSO DELLA COMMEDIA: Enf 16, 127-136