Le anime dei fraudolenti verso chi non si fida scontano le loro pene nell’ottavo cerchio dell’Inferno, distribuite in dieci fossati, o bolge, che lo compongono. Concentriche e degradanti, le bolge sono separate da pareti di roccia e collegate tra loro da ponti naturali di pietra. Dante e Virgilio continuano la loro discesa verso il pozzo al centro dell’Inferno, sede di Lucifero.

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Planimetria e sezione dell’ottavo cerchio dell’Inferno, e planimetria del nono. - Giovanni Agnelli, Topo-cronografia del viaggio dantesco, Hoepli, Milan, 1891, t. 2. McGill Rare Books and Special Collections, folioPQ4402A27t1891.

Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
di cui suo loco dicerò l’ordigno.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 18, 1-6

Prima bolgia (Inf. 18)
Ruffiani e seduttori
I

Percorrendo in senso orario la parete esterna della prima bolgia, Dante osserva in basso due schiere di dannati avanzare nel fossato l’una in senso contrario all’altra. Le anime dei ruffiani camminano nella fila esterna, più vicina ai due poeti, e quelle dei seduttori in quella interna, entrambe frustate senza sosta dei diavoli.

I due viandanti raggiungono un ponte di roccia che sovrasta la bolgia e, da questo punto di vista privilegiato, Virgilio indica a Dante un seduttore che avanza con portamento regale. È Giasone, mitico eroe greco che sedusse e abbandonò Ipsipile e Medea.

E ’l buon maestro, sanza mia dimanda,
mi disse: «Guarda quel grande che vene,
e per dolor non par lagrime spanda:
quanto aspetto reale ancor ritene!
Quelli è Iasón, che per cuore e per senno
li Colchi del monton privati féne.

PASSO DELLA COMMEDIA : Inf. 18, 82-87

Seconda bolgia (Inf. 18)
Adulatori
II

Oltrepassato il primo ponte, Dante e Virgilio vengono raggiunti dal puzzo immondo e dai gemiti della seconda bolgia. Per meglio osservare i dannati nascosti dall’oscurità del fosso, i viandanti attraversano il secondo ponte.

Essi intravedono gli adulatori scontare la loro pena immersi nello sterco. Dante riconosce un lucchese suo coetaneo, Alessio Interminelli.


01 i15 Ude M Pa Z PQ 4315 2 F56 1868 Planche 43

Dante e Virgilio osservano gli adulatori (illustrazione di Gustave Doré). - Dante Alighieri, L’Enfer, Paris, Hachette, 1868, t. 43. Université de Montréal, Bibliothèque des livres rares et collections spéciales, Bibliothèque Léo-Pariseau, PQ43152F561868.

Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco
che da li uman privadi parea mosso.
E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parea s’era laico o cherco.

PASSO DELLA COMMEDIA : Inf. 18, 112-117.

Terza bolgia (Inf. 19)
Simoniaci
III

Commette peccato di simonia chi fa commercio delle realtà spirituali e delle cariche ecclesiastiche, traendone profitti. Sul fondo della terza bolgia, I dannati per simonia sono piantati a testa in giù nelle fenditure della roccia, con i piedi arsi dal fuoco.

Attraversato il secondo ponte e attraversando il terzo, Dante e Virgilio osservano le gambe dei simoniaci spuntare dal suolo. Due fiamme che bruciano più intense delle altre attirano l’attenzione di Dante, che chiede a Virgilio di poter scendere sul fondo della bolgia.

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Dante e Virgilio scendono nella bolgia dei simoniaci (riproduzione di un disegno di Sandro Botticelli). - La Divina Commedia or The Divine Vision of Dante Alighieri in Italian and English, London, The Nonesuch Press, 1928, t. 5. McGill Rare Books and Special Collections, folio Colgate 6 N663 D36 1928.

Essi si avvicinano ai piedi di papa Niccolò III, che si palesa ai due viandanti e, in un gioco di equivoci, vaticina il prossimo arrivo di due suoi successori, i papi Bonifacio VIII e Clemente V. Una volta morti e dannati, essi prenderanno il posto di Niccolò, sospingendolo più a fondo nella roccia. Prima di risalire la parete della bolgia, Dante non sa trattenere un’invettiva contro i papi simoniaci e la degenerazione della Chiesa di Roma.

La sua condizione di anima dell’Aldilà permette a Niccolò III di conoscere fatti ed eventi futuri. Egli sa perciò della prossima dannazione di Bonifacio VIII e Clemente V, suoi successori tanto sul trono papale quanto nella fenditura della terza bolgia. Il primo, al secolo Benedetto Caetani, papa tra 1294 e 1303, è grande avversario del re di Francia Filippo il Bello e nemico politico di Dante, responsabile tra l’altro della cacciata dei Guelfi bianchi da Firenze. Il secondo, al secolo Bertrand de Got, pontefice dal 1305 al 1314, trasferirà la residenza papale da Roma ad Avignone e, da filofrancese e con l’appoggio dal re Filippo, darà inizio ai settant’anni di cattività avignonese. Nonostante il viaggio della Commedia abbia luogo nel 1300, quindi prima della morte di Bonifacio e Clemente, Dante non rinuncia a trovar loro un posto in Inferno.

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Argomento e inizio del canto XIX dell’Inferno, con apostrofe al mago biblico Simone. - Dante Alighieri, L’Enfer, tradotto da Rivarol, Paris, Librairie de la Bibliothèque nationale, 1875, vol. 2, p. 13. Université de Montréal, Bibliothèque des livres rares et collections spéciales, collection Joseph-Édouard-Perrault, PERRAULT 2008.

Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d’un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Le piante erano a tutti accese intrambe;
per che sì forte guizzavan le giunte,
che spezzate averien ritorte e strambe.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 19, 22-29

Quarta bolgia (Inf. 20)
Maghi e indovini
IV

Salito sul ponte seguente, Dante osserva il lamentoso e goffo incedere dei dannati della quarta bolgia, i maghi e gli indovini. Come in vita essi hanno voluto veder troppo avanti nel futuro, così ora hanno il collo torto e procedono all’indietro, con il viso girato verso le reni. La vista dei dannati sconvolge Dante, che unisce le sue lacrime pietose a quelle miserevoli delle anime. Virgilio lo riprende – ché non è razionale la pietà verso chi è stato dannato – e gli indica alcune anime. La presenza della maga Manto tra di esse offre a Virgilio lo spunto per evocare le origini mitiche della propria città, Mantova.

«Vedi Tiresia, che mutò sembiante
quando di maschio femmina divenne
cangiandosi le membra tutte quante;
e prima, poi, ribatter li convenne
li duo serpenti avvolti, con la verga,
che riavesse le maschili penne».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 20, 40-45

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Nel margine inferiore delle due carte, Dante e Virgilio sono davanti ai maghi e agli indovini. - Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, XIII.C.4, cc. 10v-11r.

La luna, che dalla selva oscura Dante aveva visto piena, tocca ormai la linea dell’orizzonte che divide i due emisferi: son già passate le sei del mattino.

Quinta bolgia (Inf. 21-23)
Barattieri
V

Di ponte in ponte, Dante e Virgilio giungono al di sopra della quinta bolgia. Qui soffrono la loro pena i barattieri, che in vita hanno approfittato delle proprie cariche pubbliche per trarre guadagni illeciti. Una palude nera di pece bollente ricopre il fondo della quinta bolgia, nascondendo le anime dei barattieri. Un gruppo di diavoli, i Malebranche, li sorveglia dall’alto pronto a uncinarli e percuoterli.

Dopo aver parlato con un dannato, Dante e Virgilio si accorgono di non poter raggiungere la bolgia successiva: il sesto ponte è distrutto, abbattuto dal terremoto che si scatenò nel momento della morte di Cristo 1266 anni prima. Così li informa Malacoda, il capo dei Malebranche. Dante ha il tempo di interrogare un barattiere che i diavoli hanno arpionato, il navarrese Ciampolo, prima di allontanarsi alla ricerca di un modo per continuare il viaggio. Mentre i due viandanti percorrono l’argine roccioso ragionando sul da farsi, i diavoli cominciano a inseguirli e incalzarli. Virgilio afferra un terrorizzato Dante e si precipita giù per la parete della sesta bolgia.

Per l’argine sinistro volta dienno;
ma prima avea ciascun la lingua stretta
coi denti, verso lor duca, per cenno;
ed elli avea del cul fatto trombetta.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 21, 136-139

Con Malacoda, Farfarello, Alichino, Barbariccia, Libicocco, Cagnazzo, Rubicante, Calcabrina e Draghignazzo, nella quinta bolgia Dante mette in scena una vera e propria “commedia dei diavoli”. Se da una parte la truppa dei Malebranche cerca di raggirare Dante e Virgilio, mandandoli alla ricerca di altri ponti in realtà distrutti, dall’altra parte sono gli stessi diavoli ad essere beffati da Ciampolo, che con astuzia si sottrae alle loro vessazioni facendone finire due nella pece bollente. Per quanto Dante si preoccupi di mostrare la loro crudeltà e il loro carattere violento, i diavoli restano vittime grottesche della loro mediocrità scurrile e laida fatta di pernacchie e peti.

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La miniatura alla fine del canto XX dell’Inferno mostra Virgilio e Dante davanti ai diavoli di Malebranche, uno dei quali fa del cul trombetta. - Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 313, c. 51v.

Ma l’altro fu bene sparvier grifagno
ad artigliar ben lui, e amendue
cadder nel mezzo del bogliente stagno.
Lo caldo sghermitor sùbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sì avieno inviscate l’ali sue.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 22, 139-144.

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Nei due disegni in basso, Dante e Virgilio fuggono dai diavoli che li inseguono. - Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, XIII.C.4, cc. 14v-15r.

Sesta bolgia (Inf. 23)
Ipocriti
VI

Rocambolescamente giunti sul fondo della sesta bolgia, Dante e Virgilio incontrano i dannati per ipocrisia, imprigionati in enormi cappe da monaco, dorate all’esterno ma fatte in realtà di pesante piombo. Gli ipocriti incedono lentamente per il peso della veste e calpestano sul loro cammino altri ipocriti stesi a terra, crocifissi con tre pali di legno: sono i membri del Sinedrio di Gerusalemme, che condannarono a morte Gesù con falsi pretesti

 

I dannati indicano a Dante e Virgilio le rovine di uno dei ponti che i due viandanti, con grande fatica, risalgono scalando.

Elli avean cappe con cappucci bassi
dinanzi a li occhi, fatte de la taglia
che in Clugnì per li monaci fassi.
Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia;
ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
che Federigo le mettea di paglia.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 23, 61-66.

La discesa verso il fondo dell’Inferno si fa via via più ardua e complessa. La difficile scalata dell’argine che separa la sesta e la settima bolgia sfinisce Dante, che arrivato in cima si permette una sosta. Virgilio lo rimprovera immediatamente, poiché altra scala più erta resta ancora da salire. Su un piano allegorico, non basta esplorare i mali più turpi che l’Inferno rappresenta; bisogna anche espiarli e continuare il cammino verso il bene, facendo penitenza sulla montagna del Purgatorio, fino alla pienezza dei cieli del Paradiso.

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Nel disegno a penna, Dante e Virgilio osservano l’ipocrita Caifa crocifisso a terra. - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 90 inf. 42, c. 106v.

Settima bolgia (Inf. 24-26)
Ladri
VII

Attraversato l’arco di roccia questo, sì, integro che sovrasta la settima bolgia, Dante osserva orripilato le bestiali metamorfosi subìte dalle anime dei ladri.

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Dante e Virgilio osservano i ladri, tra cui Caco, attaccati dai serpenti (incisione su legno di Jacques Beltrand su un disegno di Sandro Botticelli). - Sixième centenaire de Dante Alighieri, 1321-1921: bulletin du jubilé, Paris, L’Art catholique, 1921, p. 136. Université de Montréal, Bibliothèque des lettres et sciences humaines, Collection de l’Institut d’études médiévales, PQ 4364 S625 1921.

Un ammasso di serpenti si scaglia sui dannati, ne cinge i corpi e ne blocca le mani mentre questi inutilmente tentano di scappare ai morsi e alle strette. I serpenti si mescolano ai dannati fondendosi continuamente con loro in strani ibridi, a metà tra umani e rettili.

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Virgilio indica a Dante il centauro Caco, qui raffigurato come un uomo. - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 90 inf. 42, c. 112v.

Com’io tenea levate in lor le ciglia,
e un serpente con sei piè si lancia
dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia.
Co’ piè di mezzo li avvinse la pancia,
e con li anterior le braccia prese;
poi li addentò e l’una e l’altra guancia.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 25, 49-54

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Dante e Virgilio davanti ai ladri attaccati dai serpenti, nella settima bolgia. - Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, XIII.C.4, cc. 18v-19r.

Tra le anime, Dante incontra il pistoiese Vanni Fucci e almeno cinque fiorentini. È l’occasione di un’invettiva contro la degenerazione morale di Firenze, alla quale il poeta preannuncia un triste avvenire.

Ottava bolgia (Inf. 26-27)
Consiglieri fraudolenti
VIII

Come una valle piena di lucciole, il fondo dell’ottava bolgia è cosparso di fiammelle. Ciascuna di esse nasconde un consigliere fraudolento che in vita ha posto la propria intelligenza al servizio della frode e dell’inganno. Dall’alto, Dante interroga la sua guida su una doppia fiamma, che Virgilio identifica essere quella in cui bruciano insieme Ulisse, protagonista dell’Odissea
di Omero, e Diomede, suo amico e compagno d’arme. Quando sono vicini, Ulisse racconta ai due viandanti del suo ultimo viaggio in mare. Con la sua compagnia, Ulisse arrivò al di là delle colonne d’Ercole, ultimo limite del mondo conosciuto

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Nella miniatura, Dante guarda Virgilio parlare con la fiamma che nasconde Guido da Montefeltro. - Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 313, cc. 63v-64r.

«“O frati”, dissi “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”».

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 26, 112-120

La legge divina non ammette, però, la tracotanza umana della sete di conoscenza. Arrivata al largo della montagna del Purgatorio, la nave di Ulisse affonda in un vortice.

Gli innumerevoli e ingegnosi inganni di Ulisse sono raccontati da Virgilio che, da fine conoscitore dell’Iliade e dell’Odissea, è ben informato delle vicende dell’eroe. Il dialogo con Ulisse si concentra, invece, sugli ultimi eventi della sua vita. Spinto dal desiderio di “divenir del mondo esperto”, Ulisse raccoglie un piccolo equipaggio e con esso prende il largo, verso le ignote rotte al di là del mondo conosciuto.

In un viaggio che dura mesi, l’eroe sprona i compagni a perseverare, a seguire la loro virtù e il desiderio di conoscenza. Una tale ricerca è, però, volta all’insuccesso perché non assistita dalla Grazia divina. Quello di Ulisse non è che un folle volo, per le sue stesse premesse destinato a fallire.

Un altro dannato interpella Dante e Virgilio, Guido da Montefeltro, celebre uomo politico romagnolo di cui diverse fonti storiche riconoscono le virtù politiche. Guido chiede a Dante informazioni sulla situazione politica romagnola attuale. In cambio, racconta la storia della propria dannazione, che include una inefficace assoluzione piena concessagli da papa Bonifacio VIII.

Nona bolgia (Inf. 28)
Seminatori di discordie e scismi
IX

Dante e Virgilio avanzano nella nona bolgia. Un diavolo passa a fil di spada i seminatori di discordie e scismi, mutilandoli. Gole forate, nasi mozzati, corpi quasi dimezzati, pezzi di torace e mani amputate: un tale spettacolo si mostra a Dante, ma non il diavolo e la sua spada, che si trovano più lontani sulla piana della bolgia. Nel tempo che i dannati spendono a percorrere il cerchio del fossato, le loro ferite si rimarginano e i loro corpi sono pronti a subire nuove mutilazioni.

Un diavolo è qua dietro che n’accisma
sì crudelmente, al taglio de la spada
rimettendo ciascun di questa risma,
quand’avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse
prima ch’altri dinanzi li rivada.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 28, 37-42

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Dante e Virgilio con Bertrand de Born, che tiene la sua testa per i capelli, e alcuni altri dannati mutilati - Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 40.7, c. 60v.

Decima bolgia (Inf. 29-30)
Falsari
di metalli, di persona, di moneta e di parola
X

Lasciando indietro i dannati della nona bolgia, Dante non si accorge della presenza di un suo cugino. Virgilio lo mette al corrente mentre i due viandanti attraversano lo scoglio di roccia che sovrasta la decima fossa. Scendendo la scarpata di quest’ultima bolgia, Dante è sopraffatto dalle esalazioni di carne putrida che salgono dai falsari. Le diverse tipologie di falsari soffrono pene specifiche: gli alchimisti, falsari di metalli, sono martoriati dalla scabbia e dalla lebbra; i falsari di persona, che si finsero qualcun’altro, corrono rabbiosi mordendo gli altri dannati; i falsari di moneta sono deformati dall’idropisia, con il ventre ingigantito e il volto magrissimo; i falsari di parola, o calunniatori, sono arsi da una febbre così alta che il loro corpo emana vapore e ripugnante puzzo di olio bruciato.

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Dante e Virgilio nella bolgia dei falsari (incisione di William Blake). - Blake’s Illustration to Dante, sette illustrazioni in un volume senza data. McGill Rare Books and Special Collections, B4I421800zelf.

Qual sovra ’l ventre, e qual sovra le spalle
l’un de l’altro giacea, e qual carpone
si trasmutava per lo tristo calle.
Passo passo andavam sanza sermone,
guardando e ascoltando li ammalati,
che non potean levar le lor persone.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 29, 67-72

(Inf. 31)
Pozzo dei giganti
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Dante e Virgilio ammirano i giganti. - La Divina Commedia: novamente illustrata da artisti italiani, Firenze, Alinari, 1902-1903, p. 120. Université de Montréal, Bibliothèque des livres rares et collections spéciales, Collection générale, PQ 4302 F02 1902.

Dante e Virgilio si allontanano dal lazzaretto dei falsari e percorrono l’argine più interno delle Malebolge. In lontananza, alti come torri, intravedono le sagome dei giganti. Essi sono incatenati allo strapiombo che separa l’ottavo cerchio dei fraudolenti dal nono dei traditori. Con l’eccezione del gigante Nembrot, responsabile secondo la Bibbia della costruzione della torre di Babele, i giganti che Virgilio riconosce appartengono tutti alle storie della mitologia greca.

Raggiunto il gigante Anteo, l’unico libero da catene, Virgilio lo prega di aiutarli a scendere nel pozzo del nono cerchio. Anteo distende le smisurate mani, afferra Dante, atterrito e abbracciato a Virgilio, e deposita i due viandanti nella parte più bassa dell’Inferno.

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Nello spazio dell’iniziale F, il gigante Anteo trasporta Dante e Virgilio nel nono cerchio dell’Inferno. - Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 39, c. 130r.

Tal parve Anteo a me che stava a bada
di vederlo chinare, e fu tal ora
ch’i’ avrei voluto ir per altra strada.
Ma lievemente al fondo che divora
Lucifero con Giuda, ci sposò;
né sì chinato, lì fece dimora,
e come albero in nave si levò.

PASSO DELLA COMMEDIA: Inf. 31, 139-145