Elevandosi fino al cielo di Saturno, sempre più vicino a Dio, la bellezza di Beatrice si fa più sfolgorante, al punto che la donna smette di sorridere: Dante non potrebbe altrimenti sostenerne la vista. Per la stessa ragione, gli spiriti contemplativi di questa sfera celeste non intonano canti che sarebbero inudibili all’orecchio mortale di Dante. Immerse nel silenzio, le anime salgono e scendono i gradini di una scala di cui non si scorge la fine. A Dante e Beatrice si fanno incontro l’anima di Pier Damiani, monaco teologo e cardinale, e di San Benedetto da Norcia, monaco fondatore dell’ordine dei benedettini.
L’illustrazione mostra Dante e Beatrice dopo aver salito la scala del cielo di Saturno per arrivare nel cielo delle stelle fisse. - Dante con l’espositioni di Christoforo Landino et d’Alessandro Vellutello sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatoiro e del Paradiso, Venezia, Fratelli Sessa, 1596, p. 356r. Université de Montréal, Bibliothèque des livres rares et collections spéciales, PQ4302 B96.
La scala del cielo di Saturno è il simbolo dell’unione tra cielo e terra, ma anche la rappresentazione della vita monacale e contemplativa tesa misticamente verso Dio e, allo stesso tempo, impegnata nelle opere di carità terrena.
Le anime che salgono la scala riproducono il movimento di coloro che si avvicinano alla divinità grazie alle pratiche ascetiche; gli spiriti che scendono figurano coloro che si dedicano alle mansioni più mondane di carità e soccorso. L’alternanza dei movimenti mette in scena questa doppia tensione della vita monacale.
PASSO DELLA COMMEDIA: Pd. 22, 97-102
Luminose e risplendenti come perle, le anime di Pier Damiani e di San Benedetto portano insieme l’esempio di una vita terrena duplice, spesa tanto nella contemplazione quanto nell’impegno attivo nella società del loro tempo. Entrambi, a turno, non risparmiano un’invettiva e deplorano la corruzione della Chiesa e degli ordini monacali, che si occupano più di beni materiali e finanze che di Dio.